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Notte in treno, da Guntakal a Bombay. Agosto 2005
Ho pensato a lungo se pubblicare adesso questo vecchio pezzo del 2005 che, al di là del suo (relativo) valore letterario, può essere facilmente interpretato nel solito modo: come è sporca, com’è povera l’India. Come sono sporchi loro, quanta mancanza di igiene, e via con la solita solfa. Decido di pubblicarlo lo stesso sul mio sito così come farò nel prossimo futuro con altri pezzi molto vecchi, visto che vado in India dal 1976 e un po’ di cosette le ho viste. E se anche qui come dappertutto le cose migliorano, nel subcontinente l’igiene resta una questione aperta. D'altra parte gli articoli accumulati dal sottoscritto durante i suoi viaggi in treno da queste parti sono talmente numerosi, ormai, che ho deciso di raccoglierli in un'apposita serie: si chiama Storie di Treni, appunto.
Voglio però sottolineare, a titolo di indispensabile premessa al pezzo che segue, due aspetti principali.
Primo, gli scompartimenti di treno di cui si parla in questo raccontino sono le “sleeper class” di 15 anni fa, e da allora ad oggi un po’ d’acqua è passata sotto i ponti. Cos’è una sleeper class? E’ uno scompartimento senz’aria condizionata dove sale chi vuole, e su cui chiunque può chiederti un lembo di posto, del tuo posto, anche se tu il tuo sedile l’hai prenotato. Sono gli scompartimenti frequentati dai poveri, che in India rimangono un buon 300 milioni di persone – stima a braccio. Fino agli anni ’90 molti di questi treni andavano a carbone, l’aggravante erano i lapilli della combustione che finivano dentro i vagoni che, nell’afa, viaggiavano coi finestrini aperti anche di notte.
Elezioni 2019 in India
“La più grande democrazia del mondo” va ancora una volta alle urne. Si vota in India per il Lok Sabha, ossia per la Camera dei deputati. La cosa durerà una quantità di tempo spropositata, per i parametri occidentali, dall’11 aprile al 19 maggio, mentre i risultati saranno noti non prima del 23 maggio.
Familismo nel subcontinente indiano. L'antitesi di un sistema legalista
A Mount Abu, la Blue Lotus (il nome è inventato, la storia no) è una guest house completamente sui generis. Fortuna esserci arrivati. La sera discuto con Rajendra, il proprietario, un ricco imprenditore che ha acquistato l’immobile anni orsono pensando di adibirlo a residenza delle sue vacanze, ma poi ha finito per accogliervi gente in quantità, che arriva tutta dalla sua Ahmedabad (la capitale del Gujarat). Come da Torino si va sulla Riviera di Ponente, come da Bologna si va in Dolomite.
Hampi. Economia turismo e consenso in un luogo dell'UNESCO
Altura straordinaria, questa dell’ennesimo tempio dell’India dedicato a Rama e ad Hanuman, dove lo staff è costituito di scimmie. Si raggiunge dal villaggio di Hampi con l’attraversamento in barca del fiume Tungabadhra, nei giorni d’estate gonfio delle piogge monsoniche, limaccioso, la corrente decisa. Dieci rupie a testa, ma i sadhu vanno gratis, al solito. Ecco uno di questi coloratissimi eremiti itineranti. Prende anche lui posto a bordo, nel mattino. Gli è bastato ammiccare con gli occhi al barcaiolo, e la risposta di quest’ultimo è stata una leggera inclinazione del capo, quasi impercettibile. Riscontro affermativo. Gli occhi del sadhu sono furbi, quelli di chi deve cavarsela tutti i giorni per strada, senza quattrini, campando di elemosina.