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Ladakh. Deserti ed oasi d’alta quota
Regione politicamente indiana, ma culturalmente e paesaggisticamente tibetana, il Ladakh è un deserto pietroso di alta quota (tra i 3500 e i 6000 metri), punteggiato di oasi ma solo dove compaia l’acqua (e dove allora si coltivano orzo e patate).
Gli alti passi per accedervi restano chiusi per neve 8 mesi l’anno, ed aprono soltanto durante la stagione estiva. Ma il trasporto aereo ha cambiato una situazione secolare: antica terra di transito delle carovaniere in Asia centrale, eppure rimasto inarrivabile in termini di comunicazioni veloci fino agli anni ‘70 del novecento, oggi il Ladakh è raggiungibile anche d’inverno, con voli regolari da Delhi.
Caratterizzata da un territorio aspro, di selvaggia bellezza, rocce lunari e cieli blu, la regione riceve scarse precipitazioni durante il monsone estivo che spira dalle pianure indiane, in quanto protetta da altissimi contrafforti.
Viaggiare per inseguire i propri miti?
Sono stato varie volte in Tibet, ma tutte tra gli anni ‘80 e ’90, che ormai sono secolo scorso. Visito però regolarmente i luoghi del cosiddetto Tibet etnografico, ma fuori dal Tibet odierno. Luoghi cioè dove la cultura tibetana - soprattutto in India, Nepal e dintorni - si è diffusa nei secoli ed informa di sé l’architettura, le arti, la religione, la cucina, i modi della sopravvivenza materiale. Perlopiù si tratta della grande regione himalayana.
Il ratto del Panchen Lama
Partiamo da un film: dacché Bertolucci girò Il Piccolo Buddha, nel lontano 1993, il meccanismo della ricerca di un’incarnazione, tipico della tradizione religiosa tibetana, è diventato più comprensibile all’opinione pubblica occidentale. Questo insight su un fenomeno avvolto nel mistero e nel mito è stato uno dei maggiori meriti della pellicola del grande regista, scomparso a fine novembre 2018.
Ne Il Piccolo Buddha si cercava un imprecisato lama di alto rango. Nella vita reale, dal 1989 le gerarchie monastiche tibetane hanno cominciato a cercare il nuovo Panchen Lama (appena scomparso il precedente). Qualche anno dopo l’hanno trovato e nel 1995, dopo le debite verifiche, il Dalai Lama ha sancito con il proprio suggello l’ufficialità dell’intero processo.
Il Panchen Lama è considerato la seconda autorità religiosa del buddhismo tibetano. Prima dei cinesi, la sua sede era il grande e tuttora fascinoso monastero di Tashilumpo, a Shigatze. Ma l’ultimo Panchen, che criticò duramente l’invasione e le scelte coloniali del regime cinese ogni qualvolta gliene venne offerta l’occasione, venne deportato a Pechino negli anni ’60. Gran brutta storia, la sua: sparì dalla circolazione per ricomparire solo sporadicamente, a distanza di anni l’una dall’altra volta. Subì probabilmente un lavaggio del cervello, e passò in prigione una quantità intollerabile di tempo. Sempre e solo, naturalmente, per reati d’opinione.
Dharamsala, India del nord. Tibetan Children Village, la città dei bambini
H.Y., 25 anni, è fuggita con un fratello ed una zia dal Tibet quando ne aveva 7. Non ricorda esattamente, era piccola, ma quando arrivò in India faceva freddo - doveva essere gennaio. La incontro a Dharamsala al Men Tse Khang/TMAI, l’Istituto Tibetano per la Medicina Tradizionale. Davanti a una grande mappa di Lhasa, l’ingrandimento- gigantografia di una foto dall’aereo, lei indica un paio di luoghi della capitale senza pero’ precisarli. Ero troppo piccola, ribadisce.
La sua fuga avvenne attraverso il Nepal, a piedi. Oggi non sarebbe più possibile. Una volta in India il suo gruppetto approdò a Dharamsala, capoluogo dell’Amministrazione Tibetana in esilio, dove H.Y. venne affidata al Tibetan Children Village (TCV). Lì, fino al secondo anno delle superiori, è cresciuta ed ha studiato tramite l’adozione a distanza, il sostegno di una donna tedesca. Una persona determinante per il corso della sua vita, che però la ragazza non ha mai incontrato. Successivamente, sempre grazie al TCV, H.Y. ha potuto proseguire gli studi scientifici in un College di Delhi, dove attualmente risiede in un ostello universitario. E’ sempre il TCV che continua a pagare le spese.
La storia di H.Y. è una delle tante che si possono raccogliere a Dharamsala (questa mi è stata raccontata nei giorni scorsi).
Hemis Shupkachan, Ladakh. La favola di T.T.Namgail
Tzering Tundup Namgail, detto T.T., vive a Hemis Shupkachan, un bel villaggio agricolo del Ladakh a quasi 4000 metri, a ridosso della Valle dell’Indo. Da almeno vent'anni il villaggio, in precedenza raggiungibile solo a piedi o a dorso di mulo, è servito da un autobus giornaliero. La strada era rimasta a lungo sterrata (in parte lo è ancora). Ma ormai l'asfalto - che in India avanza implacabile dappertutto, di anno in anno - ha raggiunto anche Hemis.