Sono stato varie volte in Tibet, ma tutte tra gli anni ‘80 e ’90, che ormai sono secolo scorso. Visito però regolarmente i luoghi del cosiddetto Tibet etnografico, ma fuori dal Tibet odierno. Luoghi cioè dove la cultura tibetana - soprattutto in India, Nepal e dintorni - si è diffusa nei secoli ed informa di sé l’architettura, le arti, la religione, la cucina, i modi della sopravvivenza materiale. Perlopiù si tratta della grande regione himalayana.

Resta il fatto che, per i viaggiatori d’occidente, l’oggetto del desiderio è l’altopiano, il cosiddetto Tetto del Mondo. Cioè il Tibet vero e proprio. Purtroppo, questa core area dell'immenso paese (vasto quanto l'Europa occidentale) è oggi occupata e vilipesa dai cinesi. Tuttavia il mito sopravvive – poiché il Tibet è mito allo stato puro -, e in tanti ritengono la sua antica saggezza abbia molto da insegnarci. Specie dacchè, prima con l’invasione e poi con la diaspora, ossia dal 1959, il messaggio del buddhismo lamaista ha potuto giungere fino a noi. 

 

Stanley ci rimase male quando, tra le montagne del Tibet, scoprì finalmente la propria vera personalità

Ne discende che ancor oggi il recarsi in Tibet – cosa che può avvenire soltanto con modalità turistiche standard, in viaggi però sottoposti a numerosi divieti e restrizioni nei movimenti – resta per molti un sogno e un’ipotesi straordinaria.

La vignetta che oggi pubblico (tratta dalla rivista In focus, della ong inglese Tourism Concern, oggi sciolta), ironizza sulla ricerca dei propri miti attraverso i viaggi.  

La lezione: pur essendo viaggiare certamente istruttivo, più difficile è osservarci come siamo, cercando nel nostro quotidiano. E lì si rischia qualche delusione...

Al mondo tibetano ho dedicato un reportage apparso con EDT, vedi https://www.edt.it/libri/dal-tetto-del-mondo-allesilio

E  al Ladakh, con la cultura della pashmina, un libro fotografico e di interviste, vedi https://associazioneram.it/shop/ram/libri/libro-ladakh-pashmina-detail

 

Chorten a Korzok, Tsomoriri, Ladakh, India di cultura. Siamo nel cosiddetto 'Tibet etnografico'. Foto Renzo Garrone