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Panchakki!
Per me, un luogo dell’anima. Il classico piccolo monumento a misura d’uomo, delizioso ed accogliente come una pieve romanica in Italia, un piccolo wat in campagna in Thailandia, un tempio di pochi metri quadri con un albero di banyan, un lingam e una yoni, in India.
In questo caso si tratta di una piccola moschea, proprio in India, situata ad Aurangabad: Panchakki.
Facchini a Bombay
Ancora un report breve da Mumbai. Che nel 2018 era la seconda città dell’India dopo Delhi, con quasi 20 milioni di abitanti.
Capitale finanziaria e commerciale del paese, con più operai nelle fabbriche di quanti ve ne siano altrove in India, Bombay oggi ribattezzata Mumbai realizza il 25% della produzione industriale e il 33% della contribuzione fiscale sul reddito del paese intero.
Le età musulmane a Bombay
Bambine, adolescenti, donne: ritratti al femminile di musulmane a Mumbai (Bombay), dove la comunità islamica rappresenta il 20% del totale.
Adolescenti in India
In India, il 30% circa degli abitanti ha meno di 15 anni. Si tratta a occhio e croce di 400 milioni di giovani. Tra i 15 e i 64 anni si contano ben 900 milioni di persone. E per un quadro demografico completo, solo il 5% della popolazione ha più di 65 anni.
Pellegrini, mendicanti e gente comune. L’Haji Ali Dargah
L’Haji Ali Dargah a Bombay è un santuario islamico in onore di Pir Haji Ali Shah Bukhari, un santo sufi.
Sorge su un’isoletta appena al largo del quartiere di Worli, nel sud della metropoli.
Buffalo Soldiers
I numeri dei bufali in India sono da primato: quasi 90 milioni nel 1997, metà dalla popolazione mondiale, e 19% del totale del bestiame del paese.
Questi paciosi animali sembrano preferire i climi caldo-umidi.
Restiamo a casa. Un piccolo contributo da RAM
Restiamo a casa per l’emergenza sanitaria, dobbiamo farlo quasi tutti.
Ma per molti anche stare a casa non è così facile, il momento è grave. Vi sono paura, ansia, angoscia, ipocondria. I mille timori, giustificati, per il lavoro sospeso che si rischia di perdere, per sé stessi e i propri cari.
Un po’ più nel profondo, inoltre, esiste una diffusa inadeguatezza rispetto al bastare a se stessi. Anche chi fisicamente sta bene, i non contagiati, in questa situazione sperimenta le sue difficoltà, pur magari non dandolo a vedere. Vi sono già i più sfortunati oppure gli oberati di troppe responsabilità, su cui è doveroso concentrare preoccupazioni e aiuti: quelli che stanno peggio e vanno in ospedale, il personale sanitario che li cura facendo del suo meglio, tutti coloro che in settori vitali devono continuare a lavorare anche per il resto della popolazione (la filiera alimentare per esempio), e rischiano ogni momento un contagio cui invece potrebbero più facilmente sfuggire.