Limpida giornata di primavera, lasciamo Shiraz. L’aria è fresca e sottile, la luce del sole calda e brillante. Iniziamo a vedere, su entrambi i lati della strada, pastori nomadi in quantità che si spostano.

 

Si riparte al mattino, si raduna il gregge. Foto Renzo Garrone

Che guidano greggi di pecore e di capre lungo i campi, sulla stessa carreggiata delle auto. Si muovono insieme, a gruppi, un gregge dietro l'altro, controllando i loro armenti per evitare che si mescolino tra loro, in uno spettacolo di abilità dinamica, di attenzione, di coordinamento.
Sparsi qua e là, altri piccoli agglomerati di persone appaiono impegnati nello smantellamento di accampamenti notturni: è mattino, caricano tutto sui loro pick-up. Trovar posto agli averi di un'intera famiglia sul piano di carico di un vecchio furgone, giorno dopo giorno, richiede esperienza, intelligenza e maestria. Tutto significa tutto ciò di cui una famiglia - figli, genitori e nonni - può aver bisogno in questo tipo di vita, attraverso le stagioni.

Tra Jahrom e Semirom, durante la migrazione primaverile Qashqai. Foto Renzo Garrone

Vi sono persone che partono a piedi, conducendo gli animali. Sono i giovani, e i maschi adulti. Ed altri - gli anziani, i bambini, molte donne - che si sposteranno invece sui pick-up azzurri o con i camion (a noleggio).

Coloro che stanno partendo coi furgoni stivano tende e teli di plastica, che poi sugli altopiani proteggeranno le persone e gli animali dai venti freddi della notte. Vi sono i tappeti, i cuscini, le coperte e le suppellettili necessarie ad arredare una tenda che, nelle 24 ore, deve trasformarsi più volte; da camera da letto per la notte diventerà sala da pranzo per la colazione e la cena, e salotto alla sera. Visitandone alcune, scoprirò come facciano parte del necessaire una stufa a kerosene per scaldarsi e una televisione a colori, completa di antenna satellitare, per l’intrattenimento di grandi e piccini. Pentole, padelle, piatti, bicchieri, posate, l'immancabile bollitore per la preparazione del tè, la stufa a gas e vari attrezzi di cucina vengono caricati accanto agli utensili per montare, smontare e mantenere in buono stato di efficienza l'accampamento, per prendersi cura degli animali, per lavorare il latte, per fare il pane, per praticare un minimo di agricoltura. Completa il quadro un gran numero di valigie, borse, sacchi, pacchi e ceste, a contenere il guardaroba e la biancheria per tutta la famiglia, dagli abiti di lavoro per tutti i giorni a quelli migliori, più preziosi, colorati, riservati a feste e cerimonie.

Questi pastori sono Qashqai, e in uno spiazzo sulla sinistra della carreggiata un gruppetto di loro sta dunque smantellando il campo. Nomadi, seminomadi? Il loro gregge si sta preparando per partire, mentre un giovane carica il pick-up di suppellettili e una donna sta ancora lavando i piatti della colazione con la poca acqua rimasta nel bollitore. L'area di sosta che avevano scelto per la notte fiancheggia la strada che da Shiraz si dirige verso nord, attraverso i monti Zagros; in questa zona iI genere umano pare abbia scoperto la pastorizia. Questi pick-up vecchiotti, immancabilmente biancoazzurri, segnalano, nel paesaggio rurale iraniano, la presenza regolare e ricorrente delle comunità nomadi nell’atto della loro migrazione.

Agnellino su un furgone Qashgai tra Shiraz ed Eqlid. Foto Renzo Garrone

Nel gruppo, il capo famiglia si segnala per come ci accoglie con un largo sorriso. Sempre gentili e ospitali saranno con noi i Qashqai, ma qui per la prima volta abbiamo l'impressione che l'attenzione riservata allo straniero sia particolare. Sembrano sinceramente interessati a conoscerci, questi nomadi, altrettanto curiosi quanto siamo noi di conoscere loro. Il nucleo raccolto attorno ad Assadullah, questo il nome del capo famiglia, è numeroso: otto figli fra maschi e femmine, di età compresa tra i 5 ei 25 anni. Ma solo i figli maggiori migrano. I ragazzi tra i 6 e i 16 anni, ancora in età scolare dell'obbligo, sono rimasti a seguire le loro lezioni a Shiraz. In passato a quell'età avevano il compito di curare gli agnellini e i capretti durante la migrazione. Ora invece, senza di loro, i giovani animali vengono trasportati con un secondo pick-up.

Siamo alla fine di aprile e questo clan (un bonku) sta lasciando i propri pascoli invernali, situati nelle pianure che costeggiano il Golfo Persico. E’ partito 40 giorni fa e ha ancora davanti 20 giorni buoni di cammino prima di arrivare ai pascoli estivi, agli altopiani degli Zagros. In totale si tratta di quasi 700 km, spiega Assadullah. Il tragitto si ripete invariato ogni anno: si parte da Jahrom, a sud, dove ad aprile fa già molto caldo, per giungere nella zona di Semirom, a nord, dove il clima resterà fresco e piacevole lungo tutta l'estate. La migrazione resta uno dei tratti distintivi dello stile di vita e della cultura Qashgai, e si ripete regolarmente due volte all'anno. L’altro elemento chiave è che Assadullah e famiglia non viaggiano da soli, ma sempre con altre 50 famiglie appartenenti allo stesso clan. A un bonku, appunto. La migrazione, tradizionalmente, è un fatto collettivo.

Queste righe sono un breve estratto del libro scritto sui nomadi iraniani, ed in particolare sui Qashgai, scritto con Stefano Salteri (reperibile solo in e-book). Lo trovi su: https://www.amazon.it/Iran-viaggio-fra-nomadi-Qashgai-ebook/dp/B078BYMYXQ 

Sull’Iran contemporaneo è appena uscito (aprile 2020) un altro mio libro. Vedi: https://www.associazioneram.it/shop/ram/libri/libro-iran-garrone-detail