Cortile di una bella moschea nel centro storico, in una mattinata di ottobre. Sto esplorando Kashan, piacevole cittadina iraniana. Da solo.

Un gruppo di studentesse iraniane in gita scolastica si affolla, come può accadere in qualsiasi moschea del paese, attorno al visitatore occidentale. In Iran è normalissimo. Si parla, si ride, ci si conosce. C’è grande curiosità.

 

Tutte le foto di questo servizio (tranne quella con il telefonino) ritraggono un gruppo di ragazze di Kashan incontrate in moschea e sono di Renzo Garrone

Si fanno fotografare, mi fotografano, mi mettono in mezzo. L’insegnante, un signore sui 50, osserva sornione, sorride.
In Iran succede spesso. Molto più di quanto accada negli altri paesi della regione, dall’Egitto all’Oman. Molto più, ad esempio, che in Rajasthan, allargandosi all’India, se a coinvolgersi sono gruppi di donne. Questione di mentalità. Ma, naturalmente, c’entra anche il tasso di istruzione. Quanto più vi siano ignoranza, scarsa alfabetizzazione, impossibilità di apprendere quanto succede nel mondo, meno ci sarà apertura, più trionferà la repressione, la remissività di alcuni. E del sesso femminile in particolare.

 

Sotto la scorza del chador, obbligatorio peraltro solo in moschea e in qualche altro luogo pubblico, le iraniane sono molto simili alle donne d’occidente. Saranno spesso intabarrate, d’accordo, ma solo in pubblico. In privato tutto è più libero. Non solo in famiglia, ma anche con gli amici, e con gli stranieri. E siccome le cose stanno cambiando in fretta, la seconda elezione di Rouhani nella primavera del 2017 lo aveva gridato chiaro, certi costumi troppo rigidi verranno tritati in non molto tempo; anche se sarà dura.

  

 

Succede già, soprattutto tra i giovani, che in Iran erano già moderni all’epoca dell’ultimo Scià, la prima volta che visitai il paese, negli anni ’70 del secolo scorso. Giovani oggi parte di una popolazione urbana, lontana dagli oscurantismi delle campagne (sempre più marginali ed ininfluenti). Giovani che fanno largo uso dei social network, aggirando ogni censura, con una passione molto simile alla nostra. In Iran Facebook è vietato ma tutti hanno un account. Il regime tollera, giusto ogni tanto mette in atto qualche giro di vite. Ma in segreto studia un controllo maggiore...

Maybod, alla commemorazione del martirio dell'Imam Scita. Foto Renzo Garrone