Quello dell’immagine sarebbe il centro di Delhi in tempi normali, dove persone (ed animali) vivono assieme in uno degli abbracci più stretti del pianeta.
Sulla destra un ragazzino, che guida il carro della sua famiglia, scherza con l’obiettivo.
Sixtuti, incrocio nel cuore di Delhi. Foto Renzo Garrone
Il bue da tiro che il ragazzino tiene al guinzaglio sembra contento di fare una pausa; sarebbe di corporatura massiccia – le ossa lo dicono chiaro – ma è magro da far spavento (e però non si tratta solo di poco nutrimento, ma anche del patrimonio genetico di questa sottospecie bovina). Il lavoro col carro riguarda le forniture al mercato locale, dove la foto è stata scattata, ma anche il trasporto promiscuo di qualsiasi merce: servizi di prossimità, a trazione animale, nel cuore di una metropoli.
Sulla sinistra, un guidatore di risciò a pedali si gode anche lui una pausa. Nell’attesa tritura con le mani una presa di tabacco da masticare, mentre aspetta un cliente fermatosi a fare la spesa, cioè a comprare della verdura dai banchi del mercato circostante.
Sullo sfondo, in mezzo all’immagine, due ragazzi vanno a spasso; uno tiene il braccio sulla spalla dell’altro, in quelle manifestazioni amicali di contatto comunissime in India, paese tanto represso in termini di usanze tradizionali quanto easy going nella realtà, sul fronte della vita comunitaria di tutti i giorni.
In India, la sola popolazione bovina raggiunge i 300 milioni di capi. La maggior parte delle mucche vive in mezzo alla gente. Ossia, abita in mezzo a città che tornano facilmente, spesso, ad essere villaggi. Anche le più importanti, avanzate, tecnologiche. E, vacche randagie a parte, i bovini vengono adoperati per lavorare.
La foto è stata scattata nel 2017 a Sixtuti, battutissima junction nel cuore di Pahar Ganj, nella capitale, a un km dalla stazione di New Delhi e a due dal cuore della metropoli: Connaught Place.
Prima, ovviamente, delle misure di distanziamento sociale e del lockdown integrale deciso dal governo Modi il 24 marzo. La chiusura riguarda il paese intero, e inizialmente è stata annunciata per una durata di 21 giorni, nel tentativo di arginare il contagio da coronavirus. Un esperimento di questa entità – da applicare a quasi 1 miliardo e 400 milioni di persone, in un paese a elevatissima densità abitativa, e con vasti slums dove a decine si vive a stretto contatto in poche stanze –, non è mai stato tentato da nessuna parte nel mondo.
L’India aveva 1600 contagiati al 2 aprile, ma già quasi 5000 (con 137 morti) il 7 aprile. E anche qui - come quasi dappertutto - gli scienziati temono che i numeri siano molto più alti visti i pochi test eseguiti.