Ci voleva il TAR del Lazio perché la politica nazionale intervenisse sull’ennesima legge, non applicata, dello stato. Dopo tre anni e mezzo di stallo il Ministero dell’Ambiente, ora della Transizione Ecologica, per mano del titolare Roberto Cingolani ha allargato il perimetro del Parco Regionale di Portofino, in Liguria, da circa 1000 a 5363 ettari, compiendo un concreto passo in avanti verso l’effettiva costituzione di un nuovo Parco Nazionale. Lo ha fatto coinvolgendo oltre ai comuni compresi nel Parco regionale già esistente (Camogli, Santa Margherita e Portofino, Area Protetta dal 1935, una delle più antiche d’italia) anche altri 8 paesi e cittadine liguri, sulla costa e nell’entroterra: Avegno, Cicagna, Chiavari, Coreglia, Rapallo, Recco, Tribogna e Zoagli. Lo ha fatto dopo l’esito positivo, da parte del Tribunale, del ricorso presentato dall’avvocato Daniele Granara, presidente dell’Associazione Amici di Portofino. A quel punto il Ministro dell’Ambiente si è visto obbligato a provvedere entro il 31 luglio a una definizione (sebbene provvisoria) dei confini del Parco. Da Parco Regionale si passa dunque a Nazionale.

 L’istituzione di Portofino Parco nazionale era passata il 23 dicembre 2017, con un emendamento proposto da Massimo Caleo, del PD, contenuto nella Finanziaria di quell’anno. Da allora però era rimasta ‘dormiente’: le amministrazioni locali, la Regione e i Comuni interessati, dovevano infatti coordinarsi per indicare al Ministero dell’Ambiente i confini e gli aspetti-chiave della gestione; avrebbero anche dovuto ragionare su come trasformare in fatti quell’opportunità ormai sancita dalla legge; ma nulla s’era mosso.

 Coreglia Ligure, panorama. Foto da 'La mia Liguria'. Anche il territorio di questo comune è stato incluso nel nuovo Parco nazionale di Portofino.

 

Senza la mediazione della Regione il Parco Nazionale s'era arenato...

Il quadro generale era stato delineato da uno studio preliminare dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, realizzato nel 2017 per conto del Ministero dell’Ambiente. L’ipotesi allargava la protezione ad un territorio assai più ampio dell’attuale, da Bogliasco ad ovest a Sestri Levante e Punta Manara ad est, sulla costa. Ma anche a parte dell’entroterra subito alle spalle della Riviera di Levante (la zona detta Fontanabuona), dove il reddito è la metà di quello costiero.

Tra gli enti preposti all’implementazione del nuovo Parco, aveva sempre nicchiato fondamentalmente la Regione Liguria, dal 2015 in mano al centrodestra. “Con prese di posizione tipo ‘la gente non lo vuole’, oppure adducendo la mancanza di fondi adeguati che ne accompagnassero l’istituzione” - dicono al Coordinamento per il Parco nazionale di Portofino, che raggruppa una ventina di organizzazioni locali, e che dal 2019 si batte per il Parco allargato.

Senza il ruolo fattivo della Regione per la mediazione fattiva tra Roma e i territori, però, il nuovo Parco si era arenato. I successivi ministri dell’Ambiente non avevano certo preso di petto la questione, preferendo non andare al muro contro muro, mentre Toti era stato confermato al timone della Regione Liguria per un secondo mandato. Per uscire dall’impasse, Antonio Leverone ed Ermete Bogetti, coordinatore e presidente del Coordinamento per il Parco nazionale di Portofino, lo chiedevano da tempo: visto che la politica locale non assolveva ai suoi compiti doveva intervenire direttamente il Ministero.

Il Ministro dell’Ambiente, ora della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani

 

Una mossa consentita dal nostro ordinamento giuridico, facevano notare Bogetti e Leverone: “il Ministero potrebbe istituire il Parco Nazionale d’ufficio, come successe a suo tempo con l’Area Marina Protetta che comprende lo specchio d’acqua antistante il Monte di Portofino (anche qui molti non la volevano, ma Roma si pronunciò in favore, l’Area Protetta fu istituita, e poi aderirono tutti)”.

Il nuovo Parco nazionale di Portofino: pregi, opportunità, ostacoli

Si aprono quindi, nella Liguria di Levante, notevoli opportunità per l’occupazione locale, per il contrasto al dissesto idrogeologico, per un turismo migliore. Gli sviluppi di questi giorni possono prefigurare uno sviluppo virtuoso, addirittura una riscossa, per i 20 comuni sia costieri sia dell’entroterra, presenti nella mappa iniziale dell’ISPRA (11 sono stati inclusi, altri potrebbero aggiungersi). Possibile infatti un effetto-traino tra i diversi ambienti dell’intera zona, riuscisse quest’ultima a funzionare davvero in modo consortile. Perché col nuovo Parco emerge una visione finalmente sistemica del territorio, quella di un tutt’uno tra costa ed entroterra.

Antichi muri a secco sulle alture di Recco. Anche il territorio di questo comune è stato incluso nel nuovo Parco nazionale di Portofino. Foto Renzo Garrone, 2020

 

La disparità vigente tra questi due ambienti in Liguria, divisi in realtà da pochi km, l’uno glamour e sovrappopolato, l’altro sempre più spopolato, costituisce uno dei problemi strutturali della regione: non solo in termini di occupazione e reddito, ma anche in termini di dissesto idrogeologico, per fronteggiare il quale i sindaci dei comuni dell’ entroterra spendono tutte le proprie risorse. Il 60% del territorio ligure è terrazzato, il 40% abbandonato, boschi e sentieri lasciati a sé stessi. Ed è noto come il terrazzamento, antico di secoli e cifra identitaria di queste zone, necessiti di cura e manutenzione regolare, ma l’abbandono rende tali cure sempre più episodiche ed insufficienti. Col parco si potrà accedere a maggiori fondi per il recupero ambientale, mentre la speculazione edilizia ed il consumo di suolo potrebbero essere meglio controllati.

Reti per le olive e un ceppo di ulivo tagliato. Foto Renzo Garrone, 2020

 

La caccia potrebbe essere regolata, meglio mirata, non cancellata. Un turismo intelligente, sapientemente indirizzato, potrebbe fiorire: il solo Parco regionale di Portofino possiede 80 km di sentieri, ben segnati e fruiti. Ma il resto del territorio, adesso compreso nel Parco Nazionmale, non lo conosce quasi nessuno e lo si dimentica ogni giorno di più, pur possedendo esso potenzialità attrattive enormi, monte e mare a due passi l’uno dall’altro.

Purtroppo in Liguria non si rema tutti nella stessa direzione: a tutt’oggi un confronto organico sull’argomento tra Comuni, Regione e Ministero non è ancora partito. Poiché naturalmente, sui territori, bisognerà costruire il consenso attorno ad una mediazione congrua, trovare un onesto compromesso tra interessi diversi, serviranno tavoli ed incontri, e sarà lunga. Ma è proprio in assenza di un ruolo fattivo della Regione nella necessaria mediazione tra Roma e le aree locali interessate che il nuovo Parco in questi tre anni e mezzo si era arenato. Ora, la mossa del Ministero sembra rimettere le cose sui binari giusti: adesso tocca ai liguri, in primis alle istituzioni, ma anche a tutti noi, trovare finalmente un accordo.